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I percorsi pratici realizzati in queste ultime annate indotti in particolar modo dai cambiamenti climatici, mi portano a considerare la barbabietola come una splendida risorsa che, con l'introduzione di nuove tecniche di coltivazione, migliora la propria sostenibilità.

Coltivare barbabietola tutto l'anno - e raccogliere in qualsiasi stagione - non solo è possibile ma conviene sotto il profilo economico e ambientale. Il nuovo protocollo di coltivazione SESVanderHave include infatti tre epoche di semina, in primavera, estate e autunno. Le semine estive e autunnali con varietà pronte in campo nei mesi di giugno e luglio favoriscono l'apertura anticipata degli zuccherifici e permettono di ridurre drasticamente i costi colturali. Con queste tecniche aumenta la redditività delle aziende produttrici nei bacini non più saccariferi o laddove, solo fino a poco tempo fa, pareva impensabile inserire la barbabietola all'interno del piano colturale. Ad ampliare l'orizzonte della bieticoltura sono gli indirizzi del PNRR e del Green deal europeo che spingono le aziende a intraprendere la strada della transizione ecologica ed energetica, incentivando la produzione di biogas e biometano attraverso l'utilizzo di sottoprodotti agricoli e colture di secondo raccolto. Obiettivi facilmente perseguibili se si sfruttano le potenzialità date dalla coltivazione della barbabietola grazie a tecniche innovative, alla ricerca e alla genetica di ultima generazione. Oltretutto la pianta assorbe 40 t/ha di carbonio, concorrendo a ridurre le emissioni di gas serra e offrendo un prezioso contributo nella battaglia contro il climate change.
La sostenibilità diventa così la chiave di una nuova prospettiva di sviluppo, nell'era in cui il sequestro di CO2 da parte del suolo acquisisce sempre più valore tanto da tradursi in «credito di carbonio» per l'impresa stessa. La sperimentazione della semina autunnale va avanti dal 2012-spiega Massimo Zaghi sales manager SESVanderHave - e oggi le varietà più performanti vengono coltivate con successo al Centro-Nord. Questo ciclo di semina è tuttavia interdetto nelle aree di moltiplicazione del seme per limitare il rischio di fecondazioni incrociate. Si fa quindi evidente la percezione che la barbabietola possa vivere bene, o addirittura meglio, in autunno/inverno che non in altri periodi dell'anno. E sono partiti anche i primi test di semina nel mese di agosto su terreni lasciati liberi dai cereali e dal mais. In questo modo la barbabietola diventa una covar crop energetica, che in 90 giorni è in grado di garantire una resa media a ettaro di 50 t di radici e 50 t di foglie. In collaborazione con Bietifin-CGBI che ha l'esclusiva per la vendita del seme di barbabietola da biogas SESVanderHave, vogliamo favorire - conclude Zaghi - le coltivazioni in 2° raccolto e occupare gli spazi che vengono lasciati liberi dalle colture principali, dando nuova vita a questa pianta».

Semina autunnale ed estiva: ecco la barbabietola sostenibile

La bieticoltura moderna apre i battenti a nuovi cicli di semina che vanno incontro alle esigenze di un'ampia platea di aziende (tabella 1 ).

Massimo Zaghi sintetizza per la SESVanderHave i pro della barbabietola sostenibile: «Si può seminare nei mesi estivi o autunnali, così cresce in maniera naturale e in condizioni climatiche favorevoli. Non ha bisogno di trattamenti insetticidi e fungicidi. Richiede inoltre meno fattori produttivi e un apporto quasi nullo di azoto». Il calendario colturale ideato dalla ditta sementiera consente peraltro di gestire le rotazioni, intensificandole, al fine di ottimizzare l'uso del suolo e delle risorse disponibili (tabella 2). Il tutto si proietta nello scenario europeo della Pac dopo il 2023, che ha alla base alcuni principi fondamentali: la neutralità climatica entro il 2050, la riduzione delle emissioni di CO2 e lo sviluppo di un'economia circolare fondata su un miglior utilizzo delle fonti rinnovabili, nel solco della transizione verde.

Semina autunnale

Ci sono anni di ricerca genetica dietro alle migliori varietà a semina autunnale della SESVanderHave, che vengono coltivate al Centro- Nord su una superficie complessiva di 700 ettari e destinate sia all'industria saccarifera che alla filiera del biogas/biometano.

Lo spiega Stefano Barbaran, specializzato nella fornitura di servizi e mezzi tecnici per l'agricoltura, negli areali tra Pordenone e Treviso, che ha seguito passo passo l'evoluzione della bieticoltura italiana fino alla chiusura della maggior parte degli zuccherifici, poi dal 2017 si è concentrato sulla barbabietola da biogas.
«Bisogna fare attenzione alla finestra di semina della barbabietola autunnale che lascia ampi margini di flessibilità al Centro-Sud, tuttavia è molto stretta al Nord (dal 15 al 31 ottobre), finendo per essere condizionata dall'incognita meteorologica. Nei bacini non saccariferi, la semina può essere anticipata, ma non troppo perché ci si espone al rischio di prefioritura in primavera. Il terreno deve essere pronto e concimato - meglio con il digestato se disponibile - alla fine di agosto o inizio settembre, in seconda coltura dopo il grano o il mais trinciato. Una volta effettuata la semina è consigliato procedere con un diserbo di pre-emergenza, poi non servono altre operazioni fino al momento della concimazione (50-60 unità ad ettaro di nitrato ammonico in alternativa un trattamento fogliare) e della sarchiatura, operazioni che ricadono all'incirca tra la fine di febbraio e l'inizio di marzo quando i terreni sono in tempera. Va valutato, in presenza di infestanti, se aggiungere una seconda applicazione di fertilizzante azotato seguita dalla sarchiatura. Infine, la fase più delicata, che consiste nell'individuare l'epoca di sfalcio ottimale: se si raccoglie all'inizio di giugno basta una sola volta prima della fioritura altrimenti bisogna preventivare un secondo sfalcio».
Si sta inoltre sperimentando l'uso del digestato in sostituzione alla concimazione azotata di fine febbraio. Così facendo si utilizzerebbe sempre, lungo l'intero ciclo colturale, un concime organico autoprodotto. Cruciale è poi la scelta dell'agricoltore che deve decidere se lasciare la barbabietola in campo, per ottenere una resa migliore (addirittura oltre le 80 t/ha), oppure «accontentarsi» di raccogliere subito 40-50 t/ha e coltivare in secondo raccolto mais, soia o sorgo.
«A favore della semina autunnale giocano diversi fattori - prosegue Barbaran - su tutti il taglio dei costi dovuto alla riduzione delle lavorazioni e delle concimazioni richieste che sono oggetto peraltro di forti rincari (il digestato si conferma comunque una soluzione super vantaggiosa); in più la barbabietola autunnale come coltura di copertura contrasta l'insorgenza di infestanti e previene problematiche legate alla salvaguardia del territorio».

Semina estiva

La barbabietola cover crop, come coltivazione in secondo raccolto, si adatta a vari piani colturali. È possibile eseguire la semina nei mesi di giugno, luglio e agosto, andando ad occupare il terreno lasciato libero, ad esempio, dal triticale, dai cereali a paglia, dal mais e altro ancora.

Serve ovviamente un impianto di irrigazione capace di attenuare gli effetti delle stagioni siccitose più critiche. Tra i vantaggi c'è soprattutto il risparmio economico. Come la barbabietola autunnale, anche quella estiva, infatti, è altamente sostenibile: esige soltanto un diserbo e una concimazione a base di fosforo e potassio; non occorrono altri trattamenti con fungicidi o insetticidi. A credere in questo ciclo colturale, indicato per l'utilizzo della barbabietola a fini energetici, è Roberto Pessotto che quest'anno per la prima volta ha testato la semina estiva (varietà Gecko della SESVanderHave), su un terreno di 10 ettari in provincia di Pordenone. «Ho seminato la barbabietola intorno al 10 agosto dopo aver raccolto il frumento in luglio.

La pianta non ha avuto bisogno di trattamenti contro la cercospora e non si è reso necessario alcun apporto di azoto nella fase di sarchiatura. Praticamente - dice - non servono lavorazioni: il risparmio economico e ambientale è assoluto come del resto anche lo standard produttivo raggiunto solo dopo 3 mesi, con un peso della radice che supera le 50 t/ha senza contare lo sviluppo importante della parte aerea». Nel suo piano colturale questa cover crop si inserisce perfettamente, la raccolta è fissata per il mese di aprile poi segue la semina del mais. «La barbabietola rappresentava fino all'anno scorso circa il 20% della razione giornaliera del mio impianto biogas, oggi supera il 35%. La massa verde? Diventa un ottimo concime».

Barbabietola: coltura ideale per il «carbon farming»

I percorsi pratici realizzati in queste ultime annate indotti in particolar modo dai cambiamenti climatici, mi portano a considerare la barbabietola come una splendida risorsa che, con l'introduzione di nuove tecniche di coltivazione, migliora la propria sostenibilità.

Negli ultimi anni abbiamo sperimentato nuove tecniche di coltivazione cercando di sfruttare l'attuale cambiamento del clima e adattando la barbabietola a latitudini più a Nord rispetto al suo classico ambiente di coltivazione. I risultati sono stati lampanti e ciò ci ha portato alla definizione della tecnica di semina autunnale. Dall'esperienza maturata e dai risultati raccolti, è emersa la capacità della coltura di valorizzare al meglio l'umidità invernale, limitando l'esposizione allo stress idrico estivo e alla cercospora.

Infatti, la capacità pivotante della radice permette alla barbabietola di raggiungere l'acqua in profondità e quindi di soddisfare il proprio fabbisogno di acqua riducendo notevolmente gli apporti irrigui.

Proprio grazie a questa sua capacità di adattarsi alle condizioni ambientali più estreme, verificata con l'esperienza in campo, i coltivatori hanno la possibilità di intraprendere un concreto percorso di sostenibilità che passa per un migliore utilizzo del suolo, con rotazioni che consentono la copertura del terreno durante tutti i periodi di coltivazione, una riduzione significativa dell'impatto dei fitofarmaci in particolare sulla difesa sia dalla cercospora sia dagli insetti estivi, nonché un calo importante delle concimazioni.
È un primo passo pratico per introdurre un nuovo principio: si può coltivare la barbabietola in tutte le stagioni e raccogliere durante tutto l'anno. Queste caratteristiche la collocano tra le piante a più elevata capacità di assorbimento di anidride carbonica grazie alla fotosintesi, uno strumento efficace contro il cambiamento climatico.
Le pratiche agricole che eliminano la C02 dall'atmosfera contribuiscono al raggiungimento dell'obiettivo di neutralità climatica richiesto dalla UE e, nell'ambito della nuova Pac, dovrebbero prevedere un contributo, probabilmente anche da altre iniziative pubbliche o private (mercato del carbonio).
Guardando avanti dovremmo immaginare che il sequestro di carbonio (carbon farming, traducibile in «agricoltura del carbonio», indica i diversi metodi agricoli volti a sequestrare il carbonio atmosferico nel suolo e nelle radici, nel legno e nelle foglie delle colture) diventi strategia d'impresa e la barbabietola diventi lo strumento sostenibile per raggiungere questi nuovi obiettivi.
Questa è la barbabietola sostenibile naturale.